In vari luoghi della sua opera, ma soprattutto in Faux pas e in Le livre à venir, Maurice Blanchot ritorna a varie riprese sull’ « esperienza » di Proust, lasciando scorgere in tale termine il nucleo fondante della poetica proustiana. E’ necessario allora scoprirne il senso, e scoprire quale relazione si instaura tra « l’esperienza » stessa e l’arte (oppure, se si preferisce, quali sono le condizioni perché l’esperienza porti all’arte). Nel 1943, in Faux Pas, Blanchot fonda la lettura di Proust su una meditazione mistica, mentre, nel 1959, in Le Livre à venir, sembra inquadrarla nel contesto di un’idea destinata a fare da sfondo a ogni sua meditazione ulteriore: l’opera d’arte non é possibile se non nell’esperienza di un incontro, incontro...